martedì 16 luglio 2013

Alfano batte il partito di Rep. con l’aiuto del capo della polizia

16/07/2013
“Se il ministro sapeva, deve dimettersi perché responsabile di tutto. Se non sapeva, deve dimettersi perché irresponsabile del tutto”. Così imponeva ieri mattina la logica militare di Repubblica, con il fondo non firmato delle grandi occasioni. Dopo giorni di cannoneggiamento pesante, Angelino Alfano ha scelto di reagire per la via dritta e più sicura, presentandosi al Senato e subito dopo alla Camera per riferire su “una vicenda di cui non ero stato informato, e non ne era stato informato nessun altro collega del governo, né il presidente del Consiglio”. In mano aveva la dozzina di cartelle della relazione stilata dal capo della polizia, Alessandro Pansa, sul caso della “mancata informativa al governo sull’espulsione della cittadina kazaca Shalabayeva Alma”. In base alla quale ha potuto sostenere che la procedura di espulsione è stata “regolare”, come “accertato e convalidato da quattro provvedimenti dell’autorità giudiziaria”. Ma che vi sono stati però “elementi di carattere non ordinario” e un’anomala interruzione del “flusso di informazioni”. “Le espulsioni non vengono segnalate al ministro”, ha detto, e “nella prassi non esisteva obbligo di segnalazione”, anche se “l’attenzione di un altro paese, così evidente e tangibile… avrebbe dovuto rappresentare elemento di attenzione tale da far valutare l’opportunità di portare l’evento a conoscenza del ministro stesso”. 
Qualcosa insomma nell’organizzazione della catena di comando non ha funzionato, e le dimissioni del capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Giuseppe Procaccini, “che ho accettato” sono la diretta conseguenza. Così come l’avvicendamento del capo della segreteria del dipartimento di Pubblica sicurezza, Alessandro Valeri, che Alfano ha solo “proposto”. Intanto Emma Bonino, a capo dell’altro dicastero chiamato in causa, pur se in chiave minore, nella vicenda fa sapere che convocherà l’ambasciatore del Kazakistan per “ricevere adeguati chiarimenti”. Dal punto di vista del merito e del metodo, e sulla scorta autorevole del lavoro di Pansa, Alfano ha segnato un punto a proprio favore, anche contro il clamore mediatico. Il modo migliore per affrontare il voto di venerdì sulle mozioni di sfiducia individuali presentate da Sel e dal M5s (il capogruppo alla Camera Renato Brunetta è  stato categorico, “chiaro che senza di lui l’esecutivo non va avanti”).
Più difficile valutare l’impatto politico che la vicenda avrà sulla tenuta del governo.“E’ chiaro che Repubblica ha sfiduciato la maggioranza”, dice Fabrizio Cicchitto, “nel senso che chiedendo in quel modo le dimissioni di Alfano spinge una parte del Pd verso una posizione di rottura. Si è aperto quindi un problema dentro al Pd. Molto dipenderà da questo”. I più critici con Alfano in questi giorni sono stati guarda caso i renziani, e Matteo Renzi ieri ha incalzato proprio Enrico Letta: “Prendo atto che il vicepresidente del Consiglio riferisca in aula, ma sia il presidente del Consiglio a valutare quello che è accaduto”. Una parte del Pd resta insoddisfatta della relazione di Alfano, mentre per Paolo Gentiloni le dimissioni di Procaccini, capo gabinetto di Alfano, sono “too little and too late”. Un po’ come capitato dopo il “giorno della figuraccia” per il voto a favore dello sciopero bianco del Pdl, anche ieri è stato Guglielmo Epifani, al di là delle critiche di prammatica, a smorzare gli eccessi polemici. “Non ho alcun dubbio che il governo andrà avanti e che supererà questi ostacoli”, ha risposto Enrico Letta a chi gli chiedeva se il governo reggerà alla vicenda Shalabayeva (e a un’eventuale sentenza negativa di Cassazione su Silvio Berlusconi).
Fonte: ilfoglio.it

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